Ti stai chiedendo se anche tu devi versare l’imposta di bollo virtuale relativa alle fatture elettroniche?
Rispondi a queste 4 domande:
- Hai emesso fatture elettroniche ad una Pubblica amministrazione nell’anno 2017?
- Le fatture che hai emesso sono esenti IVA?
- Le fatture hanno un importo superiore a 77,47€?
- Nelle fatture hai inserito l’annotazione di “assolvimento dell’imposta di bollo ai sensi del D.M. 17 giugno 2014”?
Se hai risposto positivamente a tutte le domande, sei soggetto al pagamento dell’imposta di bollo virtuale.
Vuoi sapere come versare l’imposta di bollo virtuale?
Per il versamento dell’imposta di bollo virtuale su fatture elettroniche è necessario utilizzare come strumento di pagamento il modello f24.
Immaginiamo che tu abbia emesso, nell’anno 2017, 10 fatture elettroniche esenti IVA, con importo superiore a 77,47€ e con l’annotazione di “assolvimento dell’imposta di bollo ai sensi del D.M. 17 giugno 2014”. Il tuo modello F24 dovrà riportare, nella Sezione Erario, le seguenti indicazioni:
- codice tributo, “2501” (“Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari – articolo 6 del decreto 17 giugno 2014”);
- anno di riferimento, 2017;
- importo dovuto, che dovrai calcolare come il prodotto tra 2€ (valore di un bollo virtuale) e il numero di fatture emesse: 2€ x N° Fatture. Quindi l’imposta da versare, per il nostro esempio, sarà pari a 20€.

Quando dovrai versare l’imposta di bollo virtuale?
Il versamento dell’imposta di bollo virtuale deve essere effettuato entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Ciò significa che 120 giorni prima della chiusura di ciascun anno di imposta, deve essere pagato il bollo su tutte le fatture emesse nel precedente anno.
Per cui, entro il 30 aprile 2018, deve essere versata l’imposta di bollo su tutte le fatture elettroniche emesse nel 2017.
E per tutti gli altri documenti informatici?
Il 30 aprile 2018 è la data ultima di versamento dell’imposta di bollo virtuale anche per altre tipologie di documenti informatici rilevanti ai fini tributari, diversi dalle fatture, come i registri/libri obbligatori.
Anche in questo caso, la Sezione Erario del modello f24 andrà compilata come su esposto a differenza dell’importo che ammonterà a 16€ ogni 2.500 registrazioni o frazioni di esse.
Un consiglio
Passare dalla tradizionale conservazione cartacea dei documenti rilevanti ai fini tributari alla conservazione digitale contribuisce:
- all’efficientamento dell’organizzazione e delle risorse: meno spazio occupato dagli archivi cartacei e minor tempo necessario al recupero dei dati;
- al risparmio economico: nel caso di contabilità tenuta in modalità cartacea, l’imposta ammonta a 16€ ogni 100 pagine o frazioni di esse (e addirittura il doppio, 32€ per le società di persone, cooperative, di mutua assicurazione, gli enti non commerciali) mentre nel caso di documenti informatici ammonta a 16€ ogni 2.500 registrazioni o frazioni di esse.
Arancia-ICT, conservatore accreditato AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) e membro dell’Associazione Nazionale Operatori della Conservazione Digitale (ANORC), offre servizi digitali per la Conservazione a norma in CLOUD di ogni tipologia di documenti informatici.
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